PREFAZIONE

In un pomeriggio qualunque Nora, impiegata e scrittrice, torna a casa dopo il lavoro.

Le fa visita una donna che le propone di scrivere la storia di un amore lesbico, un amore reale, accaduto veramente. Da qui Nora, forse all’inizio un po’ titubante, s’immerge in un mondo del quale aveva già scritto senza però conoscerlo davvero. Lei, da sempre spirito libero e alieno da ogni pregiudizio, uscirà da questa esperienza ‘in presa diretta’ rafforzata nelle sue convinzioni.

Perché, appunto, di ‘presa diretta’ si tratta. Raccontando la sua passione per Sabrina, Rosalba, la visitatrice, ne rivive passo passo le emozioni, dall’incontro alle superiori, fino alle sensazioni sconosciute che la portano ad interrogarsi sulla natura reale dei suoi sentimenti e poi ancora oltre, in un susseguirsi di alti e bassi emotivi, flash-bak interiori e situazioni reali.

Ma attenzione: non siamo qui soltanto alla riproposizione dei temi cari ad Elvira, presenti anche nei suoi precedenti romanzi : L’ultima luna. Paola per sempre. La primavera di un sogno distratto. Certo, anche qui le protagoniste devono affrontare prima di tutto le proprie contraddizioni e timori, poi il giudizio della società (che per loro, data l’età adolescenziale, si incarna in un coloratissimo e vivace microcosmo scolastico). E, come spesso accade negli scritti di Elvira, ampio spazio ha l’esaltazione dei rapporti umani autentici, in particolare dell’amicizia femminile che nasce dall’accettazione reciproca e sconfina nella complicità. Ancora una volta Elvira ci dice che una persona omosessuale non deve chiudersi, né considerare il mondo eterosessuale come ‘altro’ o ‘diverso’ dal proprio, pena l’autoghettizzazione. Alcuni personaggi secondari di Leiedio vengono inseriti proprio a sostegno di questa tesi. Questa volta la riflessione dell’autrice ci porta oltre le vicende personali delle protagoniste, affrontando lo spinoso tema del rapporto tra vocazione religiosa ed omosessualità. Perché una delle due innamorate, Sabrina, avverte una forte spinta alla monacazione, e la vive nella contraddizione angosciante di sapersi lesbica (e in quanto tale in urto con la Chiesa cattolica) e nella certezza di provocare dolore alla compagna. Un dolore che in Rosalba diventa ossessione, scandisce il racconto esplodendo a sprazzi in scoppi di disperazione autentica, descritta con un realismo psicologico che Elvira non ci aveva ancora proposto. E la contraddizione, in fondo, si apre tra la regola data dalla religione, una legge astratta che non tiene conto delle esigenze e del reale vissuto delle persone, e questo vissuto, che mette in crisi la regola stessa, mostrandone l’inumanità. Arriverà a smentirla? A svuotarla di significato e renderla inutile? Oppure finirà per rifiutarla e scegliere di viversi? Queste domande si pone il lettore, e se le porrà fino a pochissime pagine dalla fine del romanzo.