Un giorno il diavolo decise di mettere in vendita i propri attrezzi e li sistemò in vetrina: la daga luccicante della Gelosia, la pesante mazza della Rabbia, gli archi del Bisogno, le frecce avvelenate dell' Invidia e della Lussuria e ancora le armi della Paura, dell'Orgoglio e dell'Odio.
Separato dal resto, un piccolo cuneo poco appariscente con un cartellino: ’SCONFORTO’ il cui prezzo era più alto di quello di tutti gli altri messi assieme.
Quando gli fu chiesto il perché il diavolo, accarezzando il piccolo cuneo, rispose: "Se solo riesco a infilare questo cuneo nella mente di una persona esso aprirà la porta a tutti gli altri - e sorrise - non c'è nulla di così mortale come lo sconforto.”
Ed è così che mi sono decisa ad accettare la candidatura e la sfida: penso sia giunto il momento di mettere in moto i corpi, i desideri, le energie, le relazioni che la comunità lesbica ha saputo intrecciare in questi lunghi anni di lotta e di militanza e fare da stimolo anche per le altre e per gli altri.
Noi non siamo mai scese dalle barricate: siamo abituate giorno per giorno ad affrontare una realtà che semplicemente nega la nostra esistenza.
L'Europa sembra così lontana vista dalla nostra Italietta eppure in tema di diritti universali l'Unione Europea ha finora garantito un valido baluardo alla deriva del nostro paese: lo dimostrano le continue sollecitazioni affinché si legiferi sul rispetto e sui diritti delle persone omosessuali, la condanna di comportamenti razzisti verso Rom e migranti, la recente votazione del Parlamento Europeo contro la decisione dei governi dei paesi membri di portare a 60 ore la settimana lavorativa.
Una certa Judith Butler, a chi le chiedeva in che modo lesbiche gay, transgender e transessuali possono entrare nella sfera politica, rispose:
“Ci inducono a interrogarci su ciò che è reale e ciò che ‘deve’ esserlo, … ci mostrano … come sia possibile creare nuovi modi in cui la realtà può darsi”.
Restituiva così respiro al suo e al nostro agire per elevarci al di sopra dei miasmi del qualunquismo più becero:
“... e questo perché vivere significa vivere politicamente, in relazione al potere, in relazione agli altri, nell'atto di assumersi la responsabilità di un futuro che è collettivo”.
Patrizia Colosio
Separato dal resto, un piccolo cuneo poco appariscente con un cartellino: ’SCONFORTO’ il cui prezzo era più alto di quello di tutti gli altri messi assieme.
Quando gli fu chiesto il perché il diavolo, accarezzando il piccolo cuneo, rispose: "Se solo riesco a infilare questo cuneo nella mente di una persona esso aprirà la porta a tutti gli altri - e sorrise - non c'è nulla di così mortale come lo sconforto.”
Ed è così che mi sono decisa ad accettare la candidatura e la sfida: penso sia giunto il momento di mettere in moto i corpi, i desideri, le energie, le relazioni che la comunità lesbica ha saputo intrecciare in questi lunghi anni di lotta e di militanza e fare da stimolo anche per le altre e per gli altri.
Noi non siamo mai scese dalle barricate: siamo abituate giorno per giorno ad affrontare una realtà che semplicemente nega la nostra esistenza.
L'Europa sembra così lontana vista dalla nostra Italietta eppure in tema di diritti universali l'Unione Europea ha finora garantito un valido baluardo alla deriva del nostro paese: lo dimostrano le continue sollecitazioni affinché si legiferi sul rispetto e sui diritti delle persone omosessuali, la condanna di comportamenti razzisti verso Rom e migranti, la recente votazione del Parlamento Europeo contro la decisione dei governi dei paesi membri di portare a 60 ore la settimana lavorativa.
Una certa Judith Butler, a chi le chiedeva in che modo lesbiche gay, transgender e transessuali possono entrare nella sfera politica, rispose:
“Ci inducono a interrogarci su ciò che è reale e ciò che ‘deve’ esserlo, … ci mostrano … come sia possibile creare nuovi modi in cui la realtà può darsi”.
Restituiva così respiro al suo e al nostro agire per elevarci al di sopra dei miasmi del qualunquismo più becero:
“... e questo perché vivere significa vivere politicamente, in relazione al potere, in relazione agli altri, nell'atto di assumersi la responsabilità di un futuro che è collettivo”.
Patrizia Colosio