Le mie 2 settimane con Kasha (articolo completo)


Avevo conosciuto Kasha, insieme ad altre lesbiche di Farug, lo scorso anno durante un mio viaggio in Uganda. Un incontro sorprendente che mi aveva colpita profondamente, sia per il coraggio dimostrato da quelle donne nel lavorare in un territorio così difficile sia per il livello di organizzazione dell’associazione.
E’ questa l’origine di un contatto che pian piano ha fatto maturare nel Pianeta Viola, l'associazione lesbica bresciana di cui faccio parte, l’idea di invitare Kasha in Italia. Idea che nel volgere di qualche mese si è trasformata in pianificazione di una serie di incontri in diverse città italiane.
Kasha è arrivata a fine maggio e per 2 settimane ho avuto l'onore ed il piacere di vivere a stretto contatto con lei, facendole da "spalla" in una vera e propria tournee in cui, tra l'altro, abbiamo proiettato l'interessante film documentario di Mathilda Pihel "Kuchus of Uganda" (chi fosse interessata/o può richiedere una copia scrivendo direttamente a pianeta.viola@bresciaonline.it)
Ora è da giorni che sono combattuta tra il desiderio di fermare su un foglio qualcosa di questa esperienza così intensa e la difficoltà nel farlo. Troppe le immagini, le emozioni, le domande, le sensazioni che mi si accavallano nella mente, troppe le cose dette di un mondo che, forse, è meno lontano di quanto si possa credere.
A pensarci bene però un sentimento che prevale sugli altri c’è: ancora una volta Kasha e Farug mi hanno sorpresa.....


....5 giorni di vita simbiotica con Kasha mi hanno permesso non solo di conoscere una donna con un coraggio e una determinazione fuori dal comune, ma anche di mettere a fuoco una realtà il cui profilo, nonostante gli articoli letti nei mesi precedenti e le numerose ricerche su internet, non risultava nella sua ricchezza e complessità
Farug, nata nel 2003, ha dedicato i primi anni di vita a tessere contatti con gruppi lgbt e organizzazioni che lavorano per i diritti umani di moltissimi Paesi, africani e non. In molti casi questi contatti si sono trasformati in collaborazioni supportate, per molti Paesi occidentali, direttamente dalle istituzioni. Non sto qui a fare l’elenco di tutte le organizzazioni internazionali di cui Kasha è parte, di tutti i Paesi in cui è già stata, dei congressi internazionali a cui ha partecipato o dei ministri e capi di Stato conosciuti. Non lo faccio anche perché sono sicura, vista la modestia di Kasha, di conoscerne solo una parte.
Fatto sta che questa rete di relazioni ha avuto, e continua ad avere, un ruolo decisivo nello spingere molti Paesi (Italia esclusa ovviamente) ad esercitare una forte pressione sul governo ugandese perchè non venga approvato il tristemente famoso disegno di legge "antigay". Ed è proprio grazie a queste pressioni che oggi quel disegno di legge è in stand-by.
In questo oceano di rapporti internazionali l'Italia era (voglio usare il tempo imperfetto) una specie di buco nero.
E’ stato davvero spiazzante sentire Kasha confessarmi lo stupore di tutti i suoi contatti nell’apprendere che sarebbe venuta in Italia. La reazione degli occidentali mal celava la domanda "ma che ci vai a fare?", quella degli africani l'incredulità alla notizia dell'esistenza di gruppi lesbici e gay in Italia (!?!).
Per un attimo è stato come stare davanti ad uno specchio e vedere….un fantasma!
Facile capire con quali aspettative questa giovane donna ugandese fosse arrivata nel nostro bel Paese.
Poi però, nel corso delle 2 settimane di permanenza, Kasha ha avuto la possibilità di conoscere l’Italia un po’ più da vicino rimanendo -questa volta anche lei finalmente!- piacevolmente sorpresa.
Il calore e la sincera ammirazione delle tante persone incontrate, l'ospitalità e l’accoglienza delle associazioni che l'hanno invitata nelle proprie città (oltre naturalmente al Pianeta Viola, il circolo Pink di Verona, il circolo Maurice di Torino, gruppo "Contatto" e Arcigay di Modena, 5 Giornate Lesbiche a Roma e ricordo la preziosa collaborazione di Amnesty International), l'incontro con Agedo, il passaparola tra amiche che le ha consentito di essere intervistata nella trasmissione rai Radio3 Mondo- che fantastica redazione!-dando rilevanza nazionale alla sua presenza in Italia, un possibile contatto con Emma Bonino, tutto questo ha dimostrato a Kasha che esiste "un'altra Italia" che non si limita ad essere, per citare un famoso slogan, giardino del Vaticano.
"Quando sarò giù avrò molto da raccontare" mi ha detto prima di partire. E la mia personale sensazione -sinceramente un anno e mezzo fa non l'avrei mai immaginato- è che da questo incontro sia soprattutto l’Italia a guadagnarci.
Mi rendo conto di non aver raccontato quasi nulla dei contenuti portati da Kasha, fortunatamente mi viene in soccorso un bell'articolo di Irene Panozzo che è ppossibile leggere su http://www.lettera22.it/mondo/africa/6726-irene-panozzo.html e che è stato pubblicato su "Carta" di venerdì 18 giugno.
Ora che abbiamo aperto una breccia il desiderio è quello di lavorare con Farug per un progetto comune. Le difficoltà saranno diverse, sappiamo di non avere il sostegno delle istituzioni, ma d'ora in avanti questa non sarà una ragione sufficiente per fermarci (e mi chiedo se la scarsa presenza dell'Italia nelle collaborazioni internazionali sia dovuta solo a questo....).
Grazie Kasha per quello che hai portato nel nostro Paese
Manuela Fazia