IN PIAZZA CON L'ARCOBALENO

"Andare in piazza, esserci con le nostre facce ed i nostri corpi è sempre un gesto politico importante. Lo sappiamo bene, tante volte siamo andate come singole o con gli striscioni delle associazioni per cui abbiamo lavorato anche dove le pratiche politiche agite dagli organizzatori delle manifestazioni stridevano con le nostre.

Anche il 10 ottobre saremo in piazza, nonostante, ancora un volta, la modalità prescelta dai promotori non ci sia piaciuta. Una volta in più, infatti, abbiamo potuto leggere il tentativo di voler cavalcare un'onda spontanea che dopo le violenze degli ultimi mesi, si è concretizzata nel movimento "We Have A Dream" che ha coinvolto migliaia di lesbiche, gay, trans, etero in tutta Italia.

Avevamo visto nelle fiaccolate un desiderio spontaneo e bellissimo di gridare la nostra esistenza, di esprimere la nostra voglia di vivere e la nostra non paura di fronte ad una cultura che ci nega, ci ridicolizza, ci discrimina come soggetti.

Dispiace che ancora una volta si sia persa l'occasione di un dialogo profondo all'interno del movimento dove, lo ripetiamo, non basta la disponibilità a sederci intorno ad un tavolo, occorre anche la responsabilità di prendere atto degli errori recenti promuovendo un processo di riconciliazione che è l'unico modo di restituire pari dignità ad ogni voce che si riconosce nel movimento lgbti italiano.

Parallelamente, in questi giorni, alcune persone del movimento lgtq e del centrosinistra hanno scelto di aprire un dialogo con esponenti della destra governativa e le associazioni della destra estremista. A molte di noi questa scelta ha lasciate sgomente perché ci sembra che nel tentativo di strappare una briciola di riconoscimento corporativo ci si dimentichino concetti come quello di dignità della persona globalmente intesi.

Noi crediamo che la lotta all'omofobia e alla transfobia passi solo attraverso una cultura e un'educazione al rispetto per le diversità, ed in questo ci sentiamo vicine a tutti i soggetti che oggi subiscono gli effetti di un pensiero xenofobo, sessista e omofobo. Credere al valore del dialogo è imprescindibile per qualsiasi soggetto democratico, ma riteniamo che anche questo sia un processo che debba maturare attraverso il riconoscimento di valori comuni e di riconoscimenti reciproci. Anche qui, seppure con maggior difficoltà è quindi necessario un processo di riconciliazione.

Oggi la Carfagna chiama le "principali" associazioni lgtq ad un confronto ("principali" rispetto a cosa? Per numero di iscritti? Per forza politica? Per presentabilità?), dimenticandosi le parole con cui ha iniziato il suo mandato. Noi non le abbiamo dimenticate, così come siamo certe che l'autodefinizione di fascista qualcosa debba pur voler dire.

Il nostro scendere in piazza il 10 ottobre, senza bandiere e senza sigle associative ma con un grande arcobaleno che poi verrà collocato sul palco avrà il significato di pretendere una società costruita da soggetti con pari dignità di vita e cittadinanza e non per difendere il fantasma di un diritto che esclude altri."

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